Le Intolleranze alimentari esistono davvero?

Intolleranze alimentari

Già nel 1991 l’allergologo Kaplan le definì: “allergie non allergie”. Kaplan presentò un suo articolo in cui descriveva l’esistenza di stati allergici che non era possibile correlare alle immunoglobuline IgE.

Il campo che le tratta è in continua evoluzione e, secondo chi opera in questo settore, il 40%-50% della popolazione ne sarebbe afflitto. La scienza ufficiale invece riconosce che non più del 5% della popolazione avrebbe disturbi dovuti ad intolleranze alimentari evidenziate, nello specifico per lo più da intolleranze al lattosio e al glutine.

L’intolleranza al lattosio è dovuta ad un deficit enzimatico: il lattosio non viene scisso nei suoi costituenti monosaccaridi che, quindi, non vengono correttamente assimilati ma richiamano liquidi per effetto osmotico e vengono fermentati dalla flora batterica intestinale con una forte

produzione di gas.

Per quanto concerne il glutine sta prendendo sempre più consistenza l’ipotesi che esistano forme di intolleranze al glutine che non vengono rivelate dai test per la celiachia.

Sebbene la scienza non riconosca ufficialmente le intolleranze, ormai sono tantissimi gli addetti ai lavori che affermano che, non solo esistono, ma causano molto spesso disturbi più o meno gravi e più o meno cronici nell’organismo di molte persone.

Allergie o Intolleranze alimentari?

La maggior parte delle persone può mangiare una grande varietà di cibi senza alcun problema. Per una piccola percentuale di individui, tuttavia, determinati alimenti o componenti alimentari possono provocare reazioni negative che possono manifestarsi con sintomatologie che vanno da una leggera eruzione cutanea ad una risposta allergica di grave entità.

Le reazioni negative agli alimenti possono essere causate da allergia alimentare o intolleranza alimentare. Benché circa una persona su tre ritenga di essere "allergica" a certi alimenti, l’allergia alimentare ha un’incidenza effettiva intorno al 2% della popolazione adulta. Nei

bambini, il dato sale al 3-7%, anche se, nella maggior parte dei casi, l’allergia viene superata con l’età scolare.

La reazione negativa al cibo è spesso erroneamente definita allergia alimentare. In molti casi è provocata da altre cause come un’intossicazione alimentare di tipo microbico, un’avversione psicologica al cibo o un’intolleranza ad un determinato ingrediente di un alimento.

L’allergia alimentare è una forma specifica di intolleranza ad alimenti o a componenti alimentari che attiva il sistema immunitario. Un allergene (proteina presente nell’alimento a rischio che nella maggioranza delle persone è del tutto innocua) innesca una catena di reazioni del sistema immunitario, tra cui la produzione di anticorpi. Gli anticorpi determinano

il rilascio di sostanze chimiche organiche, come l’istamina, che provocano vari sintomi: prurito, naso che cola, tosse o affanno.

Le allergie agli alimenti o ai componenti alimentari sono spesso ereditarie e vengono in genere diagnosticate nei primi anni di vita.

L’intolleranza alimentare coinvolge il metabolismo ed, in modo diverso, anche il sistema immunitario. Un tipico esempio è l’intolleranza al lattosio: le persone che ne sono affette hanno una carenza di lattasi, l’enzima digestivo che scompone lo zucchero del latte.

A differenza delle allergie l’intolleranza è un accadimento momentaneo. Le intolleranze alimentari sono reazioni avverse al cibo e dipendono da una difficoltà dell’organismo a metabolizzare un dato alimento o un suo componente.

Quali sono le cause delle Intolleranze alimentari?

Le cause delle intolleranze alimentari non sono del tutto note, le ipotesi variano da una predisposizione genetica e familiare, a infezioni intestinali, fino a problemi durante lo svezzamento. La disbiosi intestinale potrebbe essere una delle cause atte a far scaturire le intolleranze alimentari. Così come un’alimentazione poco varia: mangiando sempre gli stessi cibi, il corpo piano, piano perde la capacità di digerirli e metabolizzarli.

Conseguenze sulla salute delle intolleranze alimentari

Le interconnessioni fra i sistemi nel sistema immunitario spiegano quindi come le conseguenze della risposata infiammatoria messa in atto dal sistema immunitario delle mucose a livello intestinale possono interessare i più disparati distretti e organi corporei e si può altresì comprendere come molti sintomi di origine apparentemente sconosciuta siano spesso riconducibili a una intolleranza alimentare.

Le problematiche ed i sintomi frequentemente collegati alle intolleranze alimentari sono:

Apparato gastrointestinale

Diarrea, crampi, Coliche, dolori addominali, Flatulenza, meteorismo, gonfiore, Nausea, Difficoltà digestive, Reflusso gastroesofageo, eruttazioni, Gastrite, Duodenite, Colite, Infiammazioni intestinali croniche (morbo di Crohn, colite ulcerativa).

Apparato respiratorio

Asma, difficoltà di respirazione, Muco, tosse produttiva, Sinusite, Rinit recidivante, Poliposi nasali e paranasali, Ipertrofia delle adenoidi e delle tonsille, Ipertrofia dei turbinati Cute, Prurito, Psoriasi, Acne, Orticaria, eczema.

Articolazioni e muscoli

Dolori, crampi, spasmi, Tremore, Artrite, artrite reumatoide, Rigidità, Miosite, Fibromialgia.

Sistema nervoso centrale

Mal di testa, emicranie, Sonnolenza, stanchezza, affaticamento, Vertigini, Difficoltà di concentrazione, Depressione, Ansia, insonnia, Iperattività, Malattie demielinizzanti.

Apparato uditivo

Ronzio, Perdita d’udito, Dolore, Sensibilità ai suoni.

Apparato genito – urinario

Minzione frequenti, dolorose, Enuresi, Mestruazioni dolorose, Mestruazioni irregolari, Infiammazioni vaginali.

Sistema circolatorio

Angina, Palpitazioni, tachicardia, aritmie, Infiammazioni venose, emorroidi, Anemia, Leucopenia, Riduzione delle piastrine.

“Svezzarsi” dall’intolleranza alimentare

Curare un’intolleranza offre una quantità di vantaggi per il benessere individuale, ma l’obiettivo finale deve essere quello di tornare a mangiare di tutto e con piacere. Recuperare le intolleranze si può, ma occorre intraprendere un cammino che per molti versi è simile allo svezzamento.

 

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Trattamento Naturopatico delle intolleranze alimentari

Quanto abbiamo visto finora permette di poter fissare alcuni punti fondamentali in modo da chiarirci le idee soprattutto al fine del perseguimento dell’obiettivo finale: la risoluzione definitiva delle intolleranze.

Riassumendo, quindi, possiamo affermare che :

- Una situazione di disbiosi intestinale è sicuramente causa di una intolleranza alimentare. Ma è vero anche il contrario: le intolleranze alimentari dovute a demineralizzazione dell’organismo o psichiche, alla lunga portano ad una situazione di disbiosi intestinale.

- Diversamente dalle allergie i sintomi compaiono anche fino a 72 ore dopo l’assunzione.

- Sono e non sono dose-dipendente nel senso che le evidenze dal punto di vista sintomatico si presentano in conseguenza al superamento del limite soglia.

- I sintomi e le patologie correlate alle intolleranze alimentari possono interessare qualsiasi organo o apparato o sistema.

- Si sviluppano nei confronti di alimenti assunti frequentemente o addirittura giornalmente.

- Escludere l’alimento verso cui si è intolleranti è necessario, ma se non si agisce sulle cause si continueranno a sviluppare ulteriori intolleranze verso altri alimenti fra quelle assunti più frequentemente.

Ma una volta appurata la presenza di una o più intolleranze alimentari, come ci si deve comportare?

Ultimamente vi sono ben due distinte scuole di pensiero: la dieta a eliminazione e la dieta di rotazione.

La dieta a eliminazione prevede, lo dice la parola stessa, di eliminare, per un periodo variabile dai tre ai sei mesi a seconda del grado di intolleranza, l’alimento in questione per poi reintrodurlo gradatamente ponendo particolare attenzione a eventuali reazioni (es. emicranie) nelle 72 ore successive. Se si verificheranno sintomi che possono indurre a pensare che l’intolleranza non sia stata superata si dovrà proseguire con l’astinenza per un altro periodo, che potrebbe essere un mese, per poi ritentare l’introduzione dell’alimento che dovrà comunque sempre essere graduale.

Il rischio di questo approccio al problema è, secondo alcuni ricercatori, la completa perdita di tolleranza da parte del sistema immunitario verso il cibo eliminato, come se si verificasse una sorta di perdita di abitudine al “contatto” con l’alimento con una reazione, quindi, di tipo allergico.

L’alternativa proposta da coloro che ritengono eccessivo tale rischio è rappresentata dalla dieta di rotazione che prevede la libera assunzione dell’alimento verso il quale è stata individuata l’intolleranza secondo un meccanismo che alterna il cibarsene per un giorno all’astinenza per tre giorni. Sia l’uno che l’altro metodo non rappresentano una soluzione definitiva. Il miglior risultato che si potrà ottenere sarà la risoluzione dell’intolleranza attuale, ma se non si agirà sulle cause (l’integrità della mucosa intestinale) ci si troverà successivamente a dover combattere con nuove intolleranze, verso altri alimenti.

Secondo la visione naturopatica, il legame esistente tra perfette condizioni intestinali e salute generale dell’organismo è molto stretto.

Bisogna sempre procedere con un completo riequilibrio dell'intestino, che, in naturopatia, assume il ruolo di un vero e proprio trattamento di terreno. Una vera soluzione deve considerare il problema nella sua interezza e soprattutto agire sulle cause attraverso tre precisi interventi che dovranno essere attuati contemporaneamente:

  1. Eliminazione temporanea degli alimenti che causano intolleranza;

  2. Ripristino dell’integrità della mucosa e ottimizzazione del “terreno” intestinale;

  3. Drenaggio delle tossine e miglioramento della funzionalità degli organi a ciò preposti.

Rimozione temporanea alimenti non tollerati:

dopo aver appurato la presenza di alimenti non tollerati, la prima cosa da fare, dunque, è quella di eliminare completamente dalla dieta questi cibi fino a quando non risulteranno nuovamente tollerati. Lo scopo deve essere quello di evitare che si vengano a creare tossine mentre si agisce per recuperare l’integrità della mucosa intestinale. L’ideale sarebbe attuare per un mese un’alimentazione dissociata, specialmente in presenza di reflusso ed acidità Evitando infatti di combinare amidi e proteine nello stesso pasto, eliminando i cibi grassi, consumando pasti piccoli e frequenti, si ottiene come risultato uno svuotamento gastrico veloce e la certezza che i cibi vengano completamente digeriti.

Si tratta di scegliere, in sostanza, le combinazioni corrette degli alimenti per garantire una digestione ottimale. Oltre a questo, è necessario anche, effettuare una specifica reintegrazione vitaminico-minerale.

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Un aiuto nell’organizzazione della spesa.

Nel fare la spesa, i primi giorni recatevi nei reparti specifici della grande distribuzione: ormai moltissime grandi catene hanno dedicato intere corsie ad alimenti alternativi a quelli standard. Fate attenzione alle etichette ed imparate a leggerle: non fermatevi alla descrizione grossolana davanti alla confezione, ma andate a vedere gli ingredienti perché spesso, proprio l’alimento che dovreste evitare, è nascosto nella lista. C’è da dire che, soprattutto negli ultimi anni, le etichette sono molto più chiare ed è indicato spesso anche se ci sono contaminazioni e allergeni.

Dato che molti prodotti di largo consumo contengono molti inquinanti conviene ridurre al minimo i prodotti industriali (per ridurre gli additivi che aumentano i disturbi e le reazioni delle intolleranze) e variare spesso le qualità di frutta e verdura (in modo da ruotare anche qualità dei fertilizzanti e dei pesticidi che, purtroppo, assumiamo quotidianamente attraverso il cibo).

Ricordate che più "semplici" sono i prodotti acquistati, più facile sarà verificare esattamente cosa stiamo mangiando.

Un ulteriore vantaggio di sicurezza potrebbe essere quello di prediligere i prodotti ortofrutticoli di stagione e l’uso prevalente di alimenti di provenienza biologica.

Poiché la difficoltà maggiore viene riscontrata nella sostituzione di pane e prodotti lievitati e similari ecco qualche ulteriore suggerimento:

  • PER LA PRIMA COLAZIONE: ok a fiocchi di cereali naturali (meglio se senza sale), cereali soffiati, gallette di riso senza sale, sfogliatine di riso e mais o di farro.

  • AI PASTI: il pane si può sostituire con le patate bollite, riso bollito, polenta: potreste farla raffreddare e tostare a fette.

 

 

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Maurizio Amato
Naturopata e nutritional consultant
Formulatore ed esperto in integratori naturali
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